mercoledì, settembre 20, 2006

Vibrazioni

Questa è una di quelle sere timide. E così che le etichetto. Sono sere in cui non hai voglia di mischiarti alle altre persone. Sono sere in cui vuoi solamente ascoltare te stesso. Chiunque altro sarebbe di troppo o sarebbe fuori luogo.
Il panorama fuori dalla finestra mi mostra una città fiacca ed angosciata dalla temporanea uscita di scena del sole.
Quante vite là sotto. Quante storie, quanti sorrisi e quante lacrime. Sorrisi come quello di Hadija. Un sorriso smerciato per poco prezzo. Lacrime come quelle di Hadija. Lacrime che si tramutano in pioggia non caduta da cielo.
Questa sera ho voglia di scrivere. La scrittura è un cancro per i malinconici come la vita stessa.
Vivi la vita pensando al futuro: inutile, arriva troppo presto.
Allora vivila ricordando il passato. Il passato ci aiuta a non compiere più gli stessi errori. Sbagliato. Il passato ci aiuta solo a concludere l’equazione sulla maggiore potenzialità del nostro errore futuro.
Cerchi concentrici.
E’ così che leggo la vita.
All’inizio un sasso è stato lanciato in una pozza d’acqua sporca.
Quando i raggi saranno finiti cosa sarà rimasto? Un solo, unico sasso nascosto dal torbido dell’acqua che riflette immagini diverse e discordanti.
Questo è quanto.
Due sassi che si scontrano creano scintille. Ma è solo un piccolissimo attimo. Il resto è tempo.
Si dice che le persone si completino. Si dice che da soli non si possa stare. Si dice, dicono.
Io dico la mia. Le persone si attraggono irresistibilmente non per vivere ma per sopravvivere. L’una uccide e sotterra l’altra in una dolcissima danza. Uno morirà ma entrambi avranno il sorriso in faccia.
Si dice che negli occhi di un uomo che muore si possa scorgere il volto di Dio.
Io lo vedo tutti i giorni, lo spietato, sadico e febbrile volto di Dio.
Quanta pena per chi non riesce a percepirlo. E quanta invidia per la loro effimera felicità.
Ma ne riparleremo alla fine del viaggio.
Chissà quale storia si nasconde dietro a questa vecchia macchina da scrivere. Chissà quante persone l’avranno costruita.
E come se tanti fili le siano attaccati, tanti quanti le anime che ci hanno avuto a che fare.
Loro non lo sanno, ma io ho il potere di controllare il loro passato.
Distruggendola in questo preciso istante io renderei inutili attimi del loro passato. E’ così inebriante avere il potere di muovere i fili. Io lo sperimenterò su di me questa sera.
Muoverò i fili delle persone di questa città.
L’importante è che qualcosa succeda.
E’ come al telegiornale. Ogni persona ha un tot di morti che riesce a sopportare. Sopra a quel certo numero scatta l’allarme.
Un kamikaze si fa esplodere ed uccide 100 persone. Uff, in che mondo viviamo, e poi si torna a mangiare e seguire la prossima notizia. Il contatore interno ha superato il range massimo.
I fili vengono scossi, vibrano per alcuni secondi e subito dopo si fermano.
Ora mettiamo di sentire per sfuggita per strada due persone che parlano di un disastro successo chissà dove.
Le corde iniziano a vibrare, sempre più forte. Ed inizia l’astinenza.
Unica cura, tornare a casa, accendere la tv e farsi una dose di catastrofe.
I fili iniziano a fermarsi.
E’ così stupidamente semplice la vita. Si vive di scintille.
Ridi, ti sto facendo del bene. Sto muovendo i nostri fili. Sto creando scintille.
Ridi, ti sto facendo del male.
Ridere e piangere hanno lo stesso identico suono.
Vivere e morire hanno lo stesso identico suono.
Aiutare o no, crea lo stesso identico suono.
Il suono proviene dalla vibrazione, vibrazione di fili.
Le luci sono talmente tante da confondersi fuori da questa finestra.
La mia stanza crea la stessa identica luce.
Impugno finalmente la mia Glock d’ordinanza. E’ ora di muovere i fili di questa città.
Quanti riuscirò a muoverne? Decine, centinaia?
Che stupido chiedermelo in questo istante. La mia vita non riuscirebbe di sicuro a muoverne di più in un solo istante.
Allora tanto vale provare.
Chi ha detto cha prima di morire si ripercorre tutta la vita? E quel tale com’è riuscito a dirlo? E’ forse ritornato dall’altro mondo?
Io proporrei una nuova frase.
Prima di morire si formulano i pensieri più stupidi.
Tolgo la sicura.
E’ così stupidamente semplice la vita.
Bzzzzzzzzzzzzzz.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ammazza che storiona!!!Da dove libro l'hai copiata?Dammi immediatamente quel libro!!!!!